di FABIO MENIN
Siccome da tempo non crediamo alle favole, che siano raccontate dalla TV o dai cronachisti che abbiamo in questa zona della Calabria, sono rimasti alcuni dubbi veri che vorremmo che l’amminsitratore delegato della Baker Hufghes risolvesse nella prossima conferenza stampa che terrà nel porto di Schiavonea il giorno 19 gennnaio.

Quanti sono i posti di lavoro per il porto di Coriglianorossano: 200 dice l’azienda o 50 scrive l’azienda nello spazio degli spogliatoi?

I moduli metallici a cosa servono? A trivelle, pale eoliche, rigassificatori, turbine, compressori o a quale altra destinazione?

Perché l’industria vuole occupare il porto e non va nella zona industriale di Corigliano?

Quale legge permette di trasformare un porto per navi in un’industria privata?

Che fine fanno i pescherecci e le altre navi e iniziative del porto?

Perché l’azienda non paga le tasse mentre questo privilegio è vietato all’uso industriale dal piano per le ZES della Calabria?

Come si protegge il pesce nel mercato ittico e l’acqua dalle vernici e scarti dentro il porto per gli usi industriali?

Quanti soldi paga alla città l’azienda per compensare le perdite del turismo e della pesca ?

Quanti anni dura questa attività industriale?

Senza grande clamore ci aspettiamo dall’amministratore delegato della baker Hughes una risposta chiara e senza equivoci , senza giri di parole o altre prese in giro . Se la ditta è seria si assuma le sue responsabilità. Se non ha il coraggio di dire la verità ai cittadini se ne ritorni in America.

FABIO MENIN