In questi ultimi anni, soprattutto dopo la Pandemia, anche nella nostra Comunità in Corigliano Rossano, riprende la crociata di tanti cristiani contro le festività del Carnevale.

Tutto nasce dal fatto che molti credenti hanno ancora una spiritualità che, distaccata dal Vangelo, devasta irrimediabilmente la loro stessa vita e vedono in queste festività in trionfo del male.

La nostra spiritualità infatti viene spesso intesa come qualcosa che si oppone alla carnalità, rinnegando nella nostra vita quella felicità umana che è fatta anche dal dono del piacere dei sensi .

I nostri ecclesiastici, purtroppo, continuano ad occuparsi più della sofferenza che della beatitudine, più della mortificazione che della vivificazione, più del pianto che del riso, più della morte che della vita, e loro sono presenti fra noi con divise segnate al lutto, anziché con i colori dell’arcobaleno, i colori cioè della luminosità e della gioia.

Per costoro la felicità degli uomini, in questa esistenza, non è contemplata e la vita terrena è solo un’immensa valle di lacrime (“gementi e piangenti…”), in cui si guazza tristemente rassegnati.

Maddaih!

La vita del credente invece, che segue il Gesù dei Vangeli, non entra mai in conflitto con la propria vita quotidiana, ma si potenzia in sintonia tra Scienza e Fede, perché non entra in rivalità con la felicità, in quanto la vita in Cristo non diminuisce la persona ma l’arricchisce e non toglie il sorriso ma l’illumina.

La comunità cristiana allora, in cui è presente il Risorto, è sempre attenta ai tanti nuovi bisogni dell’umanità e il credente, con gioia si inserisce in essa e si sente un inviato esuberante ad accogliere le Beatitudini del Vangelo, per dare risposte nuove al nostro Tempo e alla nostra Storia.

E’ Gioia cristiana dunque il sentirsi sempre e ovunque in festa, nel cogliere i * segni dei tempi* dello ” Spirito della Verità . . . che annuncia le cose future ( Gv.16,13)”.

Corigliano Rossano 02.02.2024 (Franco Palmisano).

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