E mentre riprende, come se niente fosse, l’impazzamento politico di tutti contro tutti alla disperata ricerca di una poltrona dove posare le flaccide chiappe in barba a lavoratori ed operai che schiattano sotto il sole
per assicurare, ai suddetti intronizzati, lauti stipendi, c’è ancora chi, sadicamente, ha voglia di ciurlare nel manico. Non si spiegherebbero, diversamente, battute idiote tipo se i ghiacciai si sciolgono avremo più case con vista mare, o posizioni fatalistiche “a luglio ha sempre fatto caldo”.
E chissà se oltre a scannarsi sulla spartizione dei posti, i “ nostri”, abbiano cognizione della Transizione ecologica ?
L’anno scorso abbiamo promesso solennemente di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030: quanti ne abbiamo già piantati? Siccità, incendi e ghiacciai che fanno ciao; estati sempre più calde di quelle precedenti, questa del 2022 è la più fresca dei prossimi dieci anni( sic )… e intanto di anni ne sono trascorsi più di cinquanta da quando, nell’indifferenza generale , gli scienziati lanciarono l’allarme sul clima.
Il pianeta bolle , le temperature si impennano , gli eventi estremi si susseguono e la Transizione ecologica langue quando dovrebbe essere tema chiave della campagna elettorale e richiedere scelte chiare. Per esempio : quando ci libereremo dai combustibili fossili? Quando raggiungeremo paesi come la Germania sulla quota di energia rinnovabile? Quando finalmente avremo le colonnine per ricaricare le auto elettriche in autostrada ?
I bandi continuano a slittare senza un motivo apparente. I “rinviisti” invocano rimandi e proroghe come il bando delle auto a benzina a partire dal 2035; se potessimo rinvieremmo anche uragani e siccità-
Nel frattempo stiamo fermi , per carità.. si suda..se il popolo ha caldo che accenda l’aria condizionata..avrebbe detto Maria Antonietta.
Ad essere condizionata, in realtà, non è solo l’aria ma anche la persona sempre più soggetta a quella che Tim Wu, consulente della Casa Bianca per la tecnologia, ha definito “la tirannia della comodità».
E già….perchè, forse, siamo tutti vittime della Tirannia della comodità.
Perché fare le cose difficili se possiamo fare quelle facili prendendo le scorciatoie. Chi non ricorda i famosi bignamini che tanta fatica evitavano sulle sudate carte ?
La comodità decide tutto.
Nonché sia un male, ci mancherebbe… è tuttavia sbagliato presumere che essa sia sempre un bene, essendo correlata con altri ideali che ci sono cari.
Siamo solo viziati dall’immediatezza e proviamo fastidio per quei compiti che richiedono livelli di energie e tempo . Perché mettersi in fila quando si possono acquistare i biglietti per un concerto dal proprio smartphone ? Abbiamo a disposizione scelte plurime (di ristoranti, servizi di taxi, enciclopedie open-source) laddove prima ne avevamo poche o nessuna.
In questo modo mandiamo in soffitta quella che chiamiamo esperienza che, guarda caso, si forma anche attraverso ostacoli e rinunce . L’odierno culto della comodità ignora tutto questo.
Gli esperti ci insegnano che le esperienze modificano strutturalmente il nostro cervello, la cui peculiarità non risiede tanto negli 87 miliardi di neuroni che lo compongono, quanto nelle numerosissime connessioni che le cellule nervose creano fra loro. Se oggi, con i nostri smartphone e in generale con tutta la tecnologia di cui disponiamo, tutto è a portata di click, la tirannia della comodità prende il controllo delle nostre vite, insinuandosi in ogni piega del nostro quotidiano. Quando tutto è facile, semplice, immediato, estremamente disponibile, di fatto non sembra esservi alcuna necessità di esercitare uno sforzo.
In verità alcune scomodità le affrontiamo sotto falso nome, chiamandole hobby, interessi, inclinazioni, passioni . Svegliarsi all’alba, con qualsiasi tempo, per andare a caccia, praticare la pesca subacquea, infilarsi in anfratti sfidando i limiti dell’organismo, lanciarsi con il deltaplano da altezze vertiginose, correre per alture e pendii tutti i giorni fino al punto in cui le gambe e i polmoni cominciano a ribellarsi…sono tutte attività non certo comode.. ma si sa dove c’è gusto non c’è perdenza.
La soddisfazione di vincere una sfida specie con noi stessi, di non prendere scorciatoie, di non cedere alla “tirannia della comodità”, può allontanarci da pigrizia e conformismo, dando sapore e senso alla vita.