Già il nome suscita inquietudine. Ma che mondo è per questo per un anziano neolitico mediamente acculturato che cerca di capirci qualcosa? Sì certo internet aiuta, eccome! Colmare le lacune cognitive con “papà web” pare agevole e risolutivo. Ma non è questo il punto.

Dunque, i suddetti alieni youtuber sono persone, di solito giovani iscritti alla comunità del sito di condivisione Youtube, che puntano a fare soldi intrattenendo il loro pubblico. Dopo aver ucciso in una gara di deficienza cognitiva un bambino di cinque anni hanno moltiplicato i follower. Dopo, ripeto. Il canale ha rimosso alcune gare, facendo perdere loro cinque milioni di seguaci che di certo li avrebbero seguiti con entusiasmo anche agli arresti domiciliari o in galera.
Caricano video originali in una sorta di spettacolo personale con sfide sempre più assurde. Le challenge. Da quello che ho capito nella mia mente ancorata al neolitico, sono sfide, pare l’evoluzione moderna delle prove di coraggio più sceme che si facevano da ragazzi, tipo tuffarsi dallo scoglio più alto o rimanere il più a lungo possibile senza respirare,però sono fatte su scala mondiale e, generalmente, per fare soldi e quanti soldi! Tremila euro al giorno.
Il doppio e triplo degli stipendi dei genitori impiegati o partite iva o precari,
Ora, senza voler generalizzare, Youtube sviluppa contenuti direi piuttosto idioti e demenziali. C’è chi esorta allo stupro, alla rapina, all’uso di pasticche, accoltella la professoressa perché ha messo una nota, guida irresponsabilmente e ammazza un bambino di cinque anni, si tuffa in un fiume gelido e non riemerge più mentre qualcuno gira il solito video. Ma cosa vuoi fare, sò ragazzi, sono solo bravate, sono dei monellacci, dei birbantelli, che hanno fatto di male?
I familiari avranno di certo tratto beneficio dall’indipendenza economica dei figli, non dovendo dargli la paghetta, magari se ne saranno vantati: mio figlio è una star su Youtube!
Cosa accomuna simili comportamenti?Guadagnare denaro facile senza saper fare niente mettendo a rischio la propria e l’altrui vita. E poi, qualsiasi azione non genera nessuna conseguenza, non si paga niente per il male fatto, beh, poi vediamo, magari si aggiusta tutto. Educare è anche sanzionare, se serve.
L’educazione di questi ragazzi è sfuggita di mano? Qualcuno richiama Arancia meccanica di Kubrick, i giovani che si esaltavano nel gusto della violenza e delle azioni più violente, allora,però ,non c’erano i social, dai quali una platea di coetanei degli youtuber ha applaudito a quella folle sfida che ha portato alla morte di un bambino.
L’hanno anche definita la malattia dei like. Dopo lo schianto quei ragazzi hanno continuato a filmare la Smart dove era appena morto un bambino di cinque anni. Ma contemporaneamente migliaia di altri ragazzi mettevano like a quell’orrore. Mentre con assoluto cinismo gli youtuber dicevano che si sarebbe aggiustata ogni cosa con i risarcimenti pagati dai loro genitori.
E’ un mondo alla rovescia. Come fermare questa deriva?
Chiamando in causa, subito, gli adulti. Quali adulti? La generazione dei cinquantenni,vive in attesa di un like,trasmettono la cultura dei soldi e del successo facile, abdicano al ruolo di guida, si compiacciono per le sfide estreme su Youtube . Come possono i loro figli crescere come persone equilibrate? Il concetto di educazione si perde tra like e realtà virtuale. A forza di vivere riflessi nei propri cellulari, i pischelli, perdono il senso della realtà come nei videogiochi dove si uccide per accumulare punti, morti virtuali però a differenza del mondo reale dove un innocente bambino è stato cancellato.
C’è una parte degli adulti che ha rinunciato al mestiere di genitore. I giovani hanno come unico punto di riferimento il gruppo dei pari. È sempre stato così, ma oltre ai pari, al tempo di Berta filava, c’era il confronto con i più grandi, che fungevano da limite e trasmettevano valori etici.
Oggi, come dicono gli esperti, si è adolescenti ben oltre i vent’anni e il disagio dei ragazzi ha raggiunto livelli mai visti. I suicidi,l’autolesionismo, la depressione,l’uso massificato di droghe.
E, oltre la scuola, che deve tornare protagonista nell’educazione, è indispensabile la barriera formativa dei genitori, degli adulti. Senza questo indispensabile filtro, per i giovani è nebbia fitta se non addirittura buio pesto.

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