Un noto e apprezzato professore ordinario dell’Università della Calabria, ogni qual volta un figlio di Rossano si presenta da lui dichiarando le sue origine storiche bizantine, risponde sempre allo stesso modo: “Voi di Byzantion avete solo il lato negativo.
La spocchia, l’insolenza, la rissosità e la divisione”. Il calcio, si sa, è lo specchio di una città, i raggi x nel midollo dell’indole, una cartina geografica dello spirito. Le radici vengono dal Bosforo, e con i nostri cugini, ora turchi, di Istanbul non ci facciamo mancare proprio nulla, nemmeno un derby fratricida. Da una parte il Galatasaray che è il vanto della zona “europea” della città e dall’altra il Fenerbache, orgoglio della Istanbul “asiatica”. Nella geneaologia c’è tutto. Rossanese e Città di Rossano, il derby, la partita dell’anno nella Prima Categoria calabrese girone A, con due signore società rette da persone per bene che, tra mille sacrifici stanno cercando di riportare il rossoblu lì dove gli compete. Ma quando discendi da una stirpe, dalla seconda Roma, da Costantinopoli, come un reflusso sale su il lato oscuro della forza bizantina. Per chi ama questa città e questi colori le scene di nervosismo di fine partita, oltre che imprimere un’istantanea sull’inconscio del rossanese, fa male al cuore. In epoche di fusione dimentichiamo che Rossano è divisa, e non solo sul rettangolo verde. L’ultimo giorno della storia dell’impero bizantino, con la flotta turca entrata inesorabilmente nel Corno d’Oro che affaccia sulla capitale, greci e latini, solo allora, misero da parte le divisioni e pregarono insieme nella basilica di Santa Sofia. Il giorno dopo Costantinopoli divenne turca, il cuore dell’impero romano si spostò a Mosca che divenne la terza Roma e, secondo la leggenda, non c’è ne sarà nessun’altra fino alla fine dei tempi. Quanti corsi e ricorsi storici per una popolazione che toglie il meglio di sé solo quando l’Armageddon è di fronte al grugno. Ieri la città prediletta dalla bellezza e dalla storia dello Ionio cosentino ha avuto la possibilità di riscattare, in minima parte, la faziosità imperante. Non ci è riuscita. Sarebbe stato bello parlare delle mille storie dietro il rosso e il blu, dell’attaccamento viscerale allo “Stefano Rizzo” di Vincenzo Catalano e Giuseppe Sifonetti, dei due allenatori di Schiavonea Paolo Triolo e Vincenzo Pacino. Ma negli occhi rimane sempre quella maledetta divisione. Il sogno, quello di qualsiasi supporters dell’elefantino, non è più nemmeno il professionismo. La chimera è l’unione, di non vedere più litigi tra fratelli e che questi due gioielli di società possano iniziare insieme un progetto comune. Una fusione, spontanea e leale, che sia da volano alla sfida più bella importante della storia del nostro territorio: il comune unico Rossano-Corigliano. Per la cronaca il derby è finito 1-0 per la Città di Rossano.
Josef Platarota
(da Cronache delle Calabrie)